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venerdì 8 aprile 2016



         “UN LAVORO INASPETTATO”

Stefano Barone, si era alzato presto, quella mattina, la sua intenzione era di prepararsi in modo adeguato ad affrontare una giornata molto importante per lui.
Era stato convocato per un colloquio di lavoro, da una delle tante ditte a cui aveva inviato il proprio curriculum, ormai non ci sperava più, erano mesi che provava e fatto ancora più strano, la proposta prevedeva un compenso molto più elevato di altre ditte, che la cosa fosse sospetta?  Magari  avrebbero preteso dai propri dipendenti, una disponibilità totale, niente tempi da dedicare a se stessi, alle proprie passioni e di interessi Stefano ne aveva molti.
Comunque valeva la pena di provare, si fece la doccia, un abbondante colazione, poi scelse l’abito da mettere, visto che ormai la stagione volgeva al bello, decise per un abito completo blu ed una camicia bianca, indugiò sulla cravatta, sarebbe stato il caso o avrebbe esagerato, apparendo troppo rigido, scelse di non mettere cravatta.
Stefano era un bel ragazzo di 25 anni, capelli neri ed occhi azzurri ed aveva un bel fisico palestrato al punto giusto, ci teneva alla propria salute, non fumava, beveva in modo moderato, ed aveva sempre avuto un certo successo con le donne, anche se era piuttosto timido ed aveva bisogno dei suoi tempi per potersi inserire in una comunità.
L’appuntamento era fissato per le 8.30, aveva tutto il tempo, aveva guardato il percorso su internet ed aveva visto che con la metropolitana, che si trovava vicino a casa, sarebbe arrivato vicino anche all’ufficio e poi qualche passo a piedi non lo spaventava di certo.
Uscito dalla metro, controllò il Palazzo in cui aveva appuntamento, l’insegna chiara al portone non lasciava dubbi, mancavano 15 minuti alle 8.30 e così decise di entrare nel bar a pochi metri e prendersi un caffè.
Entrato nel portone, chiese al portiere e fu indirizzato al terzo piano, in fondo al corridoio, ad aprire fu una signora di mezza età, piccola di statura e rotondetta, sul naso aveva vistosi occhiali dalle spesse lenti: “Lei è Stefano Barone immagino?” Prego si accomodi pure nel mio ufficio, io sono la signora Luisa Varaldi, capo personale della ditta, ho il compito di accoglierla e poi l’accompagnerò dalla padrona della ditta la signora Giulia Brambati”
Entrando nell’ufficio Stefano si trovò in un corridoio ai due lati, separati da una vetrata due grandi sale, dove gli impiegati chini sulla scrivania svolgevano il loro lavoro, notò anche molte donne e si rese subito conto che erano tutte molto carine.
L’ufficio della signora Luisa non era molto grande, ingombro di scaffali, pieni di pratiche, ed anche la scrivania era ingombra di cartelline, raccolte le generalità di rito, la signora Luisa accompagnò Stefano nell’ufficio della direttrice il capo della ditta la signora Giulia, come la chiamavano tutti.
“Prego si accomodi signor Barone, vedo con piacere che lei è molto puntuale, ed è una dote che io apprezzo in modo particolare, questo è un punto a suo favore, ma lasci che le spieghi meglio come funziona la nostra ditta”  Stefano si accomodò sulla sedia davanti alla signora Giulia e non potè far a meno di notare l’aspetto autorevole della direttrice, una donna alta quanto lui, capelli neri raccolti sulla testa con uno chignon, fisico rotondo ma atletico, sguardo penetrante e magnetico, nonostante avesse sicuramente superato i cinquanta, era una donna di grande fascino.
Indossava un tailleur elegante azzurro sopra una camicetta bianca.
“Sicuramente avrà notato entrando che nella nostra ditta, trovano lavoro molte donne, io credo che noi donne possiamo essere molto molto più in gamba di voi uomini,  ed adatte a ruoli dirigenziali e visto che in giro ci sono poche ditte disposte a puntare sul sesso, così detto debole, ho voluto farlo io, ma ho bisogno anche di persone che eseguano gli ordini di queste donne e per questo ruolo ritengo che siate più adatti voi uomini.  Vede signor Barone, quando io, 7 anni fa, rilevai questa ditta, dopo la morte del mio povero marito,  nessuno avrebbe puntato un centesimo sulle mie possibilità, ed invece io sono andata avanti, puntando sulle donne, volevo provare e ci sono riuscita e non creda che io sia una sadica frustrata che odia gli uomini, tutt’altro riesco ad apprezzare chi è intelligente e capace e penso anche di saperlo riconoscere ad un primo incontro”
Finita la frase la signora Giulia, si appoggiò allo schienale della poltrona e fissò Stefano con aria di sfida:
“Lei cosa ne pensa, signor Barone, le sembra una politica giusta?”
Stefano con evidente imbarazzo ingoiando la saliva rispose: “Sono d’accordo con lei, che le donne abbiano potenzialità che spesso non vengono sfruttate a pieno”
“Quindi lei sarebbe disposto a lavorare alle dipendenze di una donna e a fare esattamente quello che le dice?”
“Sì, sì certamente, non avrei problemi”
“Bene allora, ma lasci che le spieghi bene come funziona qui da noi, ad ogni uomo è affiancata una donna, che è il suo diretto superiore, è lei a dirigere a prendere decisioni, voi dovete solo eseguire, se lo fate tutto bene, altrimenti la donna, vostro superiore” e qui la signora Giulia, fece una pausa ad effetto, puntando lo sguardo su Stefano, “Avrà tutto il diritto di punirvi”.
Il silenzio che seguì fu molto imbarazzante per Stefano che non sapeva cosa rispondere e si accorse di essere arrossito.
“Punizioni di che tipo se mi posso permettere, signora?”
“Niente di particolarmente duro mi creda, io penso che una buona, sana, educativa SCULACCIATA, sia la soluzione migliore in certi casi e chi meglio di una donna può fare questo….capisco il suo imbarazzo, mi deve credere, non si aspettava niente del genere, ma avrà notato che il nostro stipendio è più alto che da altre parti, proprio per compensare questo nostro tipo di conduzione matriarcale della ditta”
Stefano visibilmente in imbarazzo, rimase in silenzio, con lo sguardo della signora Giulia, puntato addosso, si sentiva indifeso, ma l’opportunità di avere quel lavoro non se la poteva far scappare:
“io direi di sì, signora penso di poter accettare, questo tipo di trattamento”
“O finalmente, caro ragazzo, si è deciso, vedrà che non se ne pentirà, non creda che questo ufficio sia un lager, anzi cerchiamo anche di divertirci ed unire l’utile al dilettevole, ma se ne renderà conto presto, allora lasci che le presenti la sua educatrice, si chiama Noemi e le assicuro che è una delle migliori, sono più che soddisfatta di lei”
Detto questo la signora pigiò un pulsante sulla sua scrivania e avuto risposto chiese a Noemi di entrare.
Stefano si alzò per stringere la mano che gli veniva offerta e per presentarsi e si trovò davanti una bellezza della natura, raramente avevo visto una ragazza più bella, era alta più di lui che era 1.78 e notò che non aveva tacchi alti, capelli castani chiari, raccolti sulla nuca, il viso regolare, zigomi alti, sguardo deciso ed aperto ed un fisico rotondo e pieno, che faceva venir voglia di allungare le mani per saggiarne la morbidezza e la consistenza,  indossava dei pantaloni neri attillati, che le esaltavano le forme femminili ed una camicetta bianca, aperti sul davanti che lasciava intravedere un seno rotondo e sodo.
“Prego Noemi siediti accanto al signor Stefano, questo è il tuo nuovo allievo, spero che saprai istruirlo e seguirlo nel migliore dei modi, come già hai fatto con tanti altri nostri dipendenti, a me sembra un ragazzo in gamba e mi sembra disponibile e convinto della superiorità femminile, quindi il tuo compito dovrebbe essere facile….ah, io preferisco che gli uomini diano del lei alle donne, mentre loro vi daranno del tu, mi sembra sia giusto mantenere il rispetto necessario, anche se poi deciderete voi una volta entrati in confidenza quale linea seguire.   Ora direi, Noemi che potresti accompagnare Stefano al piano di sotto, dove abbiamo le nostre camere di punizione insonorizzate, non si spaventi la prego, signor Stefano e dargli un piccolo assaggio delle tue capacità di educatrice, non vorrei che poi si dovesse pentire della scelta fatta, dopodiché tornerete su, il signor Barone mi darà la sua risposta, concluderemo il contratto, dopodichè se la risposta sarà positiva, le presenteremo il resto del personale e faremo un bel brindisi, per darle il benvenuto nella nostra ditta”
Stefano si alzò e seguì Noemi che imboccato il corridoio, arrivata in fondo aprì una porta e iniziò a scendere una rampa di scale, dietro ad una porta di acciaio, si apriva un altro corridoio, ai lati tante porte, sempre in acciaio, Noemi aprì una di queste e si trovarono in una stanza rettangolare, le pareti erano insonorizzate, per non disturbare e rendere meno imbarazzante la punizione, nella stanza c’era una sedia, una panca imbottita, appesi alle pareti palette di legno e di cuoio e di pelle ed una raccolta di battipanni dalle forme e dai materiali diversi, in un angolo Stefano vide pure un asse da stiro con un vecchio ferro posato in verticale.
“Stefano non ti preoccupare, non ho intenzione di esagerare, se non mi costringerai, te la caverai con una buona sculacciata all’antica, steso sulle mie ginocchia, somministrata con le mani, almeno per questa tua prima volta,  dimmi una cosa Stefano sei mai stato sculacciato da una donna?
Stefano non sapeva cosa rispondere, la sculacciata faceva parte dei suoi desideri più nascosti da una vita, ma non aveva mai avuto il coraggio di confessarlo a nessuna delle donne che aveva conosciuto e sentiva molto eccitato all’idea di essere sul punto di realizzare il proprio sogno, però confessarlo, forse non sarebbe stato giusto e così disse: “no signora Noemi non sono mai stato sculacciato da una donna, ma accetto questa nuova esperienza se può essere utile per la mia formazione”
“Bene, cominciamo bene direi, allora vieni qui, Noemi prese la sedia la portò al centro della stanza, sedutasi, afferrò Stefano per un braccio e lo fece coricare sulle proprie ginocchia.
Stefano notò che gli era stata evitata l’umiliazione di calare i calzoni, sentì la mano della sua educatrice, posarsi sul sedere ed accarezzarlo a lungo, prima di partire con la prima sculacciata, secca, precisa non fortissima ma cocente, Stefano soffocò un rantolo in gola, dopo un'altra sculacciata, sull’altra natica e poi fu un crescendo rossiniano, alternando le due natiche il sedere di Stefano iniziò a bruciare, ma strinse i denti, voleva essere all’altezza della situazione.
“Ora mio caro Stefano, sono costretta a calarti i pantaloni, la vera sculacciata bisogna impartirla sulle natiche nude, lo saprai meglio di me, ma non ti devi vergognare è normale, alzati da bravo e slaccia la cinghia”
Fui lei a sbottonare i pantaloni di Stefano che caddero sulle caviglie, ripresa la posizione Noemi accarezzò a lungo il sedere di Stefano attraverso gli slip, dopodiché le dita della ragazza si infilarono sotto l’elastico e le mutande furono calate, l’imbarazzo era tanto per Stefano ma anche l’eccitazione, che cercava di controllare.
Le sculacciate sul sedere nudo erano molto dolorose, quella ragazza aveva una mano davvero pesante, la signora non aveva esagerato nel definirla molto brava, ogni tanto diminuiva l’intensità accarezzava il sedere, faceva i suoi commenti, pienamente padrona della situazione e ricominciava con lena e rinnovata energia il suo lavoro di annientamento, chissà  quanti altri sederi aveva riscaldato il quelle camere e quanti saranno scappati a quella prima esperienza, ma lui non sarebbe scappato, doveva resistere, dimostrare di che pasta fosse fatto e poi il suo sogno si stava per realizzare.
Quando finalmente la sculacciata fu finita, Noemi fece alzare Stefano e gli fece i complimenti per come avesse affrontato l’imbarazzante situazione, lo invitò a risistemarsi: “Per il momento  può bastare direi, tutti questi altri attrezzi avrai la possibilità di provarli presto, ma se ti comporti bene, non avrai molto da temere, ora torniamo su dalla signora, il mio giudizio su di te, è più che positivo”
“Grazie signora Noemi, farò del mio meglio”
La  signora Giulia fu contentissima di sentire la relazione di Noemi e di come il nuovo dipendente avesse sopportato senza problemi e senza protestare la punizione da parte della propria educatrice.
E  non potè non notare con un sorrisino sulla faccia, della smorfia che fece Stefano, quando fu invitato a sedersi sulla sedia.
“Mi pare di capire che Noemi abbia fatto un gran bel lavoro, sul suo fondo schiena, sono troppo invadente se le chiedessi di calare i pantaloni per fami dare un occhiata allo stato del suo sedere?”
Stefano si alzò e slacciò nuovamente la cintura, poi calò i calzoni girandosi verso la signora che alzatasi dalla propria poltrona, si era portata alle sue spalle.   “Noemi hai fatto un lavoro eccezionale, complimenti”
Stefano sentì la mano della signora Giulia, poggiarsi sulle natiche, per saggiarne il calore e poi  sentì il calore delle due sculacciate che la signora aveva lasciato partire senza nessun preavviso.
“Benissimo mio caro Stefano, sono sicura che la nostra collaborazione darà ottimi frutti, ora Noemi accompagna Stefano all’ufficio personale, per firmare il contratto e poi tornate qui che festeggiamo.  Vorrei ancora chiederle una cosa signor Stefano, sarebbe disposto a farsi dare una breve sculacciata da me, in presenza degli altri colleghi, una specie di rito di iniziazione, che siamo soliti fare, non le calerò i pantaloni si intende, ma se vuole rifiutare capisco e non cambia la mia opinione su di lei”
Stefano con evidente imbarazzo, lanciò un occhiata a Noemi che gli fece l’occhiolino, ed un breve cenno con la testa.
“Accetto la sua sculacciata, signora Giulia, ne ha tutto il diritto”
Il volto della signora   Giulia era quanto di più soddisfatto e radioso ci potesse essere, “Grazie Stefano”, gli disse.

Quando  Noemi e Stefano tornarono nell’ufficio della signora Giulia, c’era l’ufficio al completo, Stefano fu presentato a tutti e notò ancora una volta quante belle ragazze ci fossero, chissà se fossero tutte abili spanker come lo era stata Noemi, ma una cosa sapeva per certa, quella era stata la giornata più imbarazzante, ma anche più bella della sua vita.
La signora Giulia iniziò: “prima di stappare le bottiglie ed accogliere il nostro nuovo collaboratore, ho proposto, come faccio di solito, di poterlo sculacciare, qui davanti a voi, e Stefano ha acconsentito, da persona intelligente”
Detto questo la signora prese una sedia che era davanti alla sua scrivania, si sedette con tutta calma, rimboccò la manica destra della camicetta e battendo il palmo delle mani in grembo, fece segno a Stefano di prendere pozione sulle sue ginocchia.
Dopo un breve massaggio sulle natiche già calde ed arrossate, iniziò la sculacciata, la signora non aveva la mano pesante di Noemi, però si faceva sentire pure lei, un modo di colpire deciso, nervoso, Stefano cercò di rilassarsi, sentiva attorno a sé un brusio, chissà cosa si stavano dicendo i suoi futuri colleghi, ma se in quella situazione erano passati tutti, non si doveva vergognare.
La sculacciata non durò a lungo, poco meno di dieci minuti, quando la signora Giulia lo fece alzare, si alzò pure lei e lo abbracciò con affetto.
“Benvenuto nella nostra ditta Stefano, sono sicura che la nostra collaborazione darà buoni frutti, forza ora stappiamo le bottiglie, brindiamo e mangiamoci questi bei pasticcini, scelti da Noemi e poi  visto che oggi è venerdì e sono quasi le 17 ce ne andiamo tutti a casa  a goderci un week-end tranquillo, per poi riprendere con nuovo entusiasmo lunedì mattina, mi raccomando Stefano, la puntualità, altrimenti Noemi dovrà prendere subito provvedimenti”
Tutti scoppiarono in una risata ed anche Stefano alzò il calice e brindò alla salute della nuova ditta e della sua nuova vita.

venerdì 10 luglio 2015

UNA SCULACCIATA AL GIORNO TOGLIE L'AVVOCATO DIVORZISTA DI TORNO

Consiglio per tutte le mogli, quando tornate a casa, dopo una lunga e dura giornata di lavoro, sculacciate vostro marito, farà bene a voi che vi rilasserete e farà bene a lui, che immparerà ad obbedire ed eseguire gli ordini.

giovedì 14 agosto 2014

DONNA LAURA SCULACCIA CON PADELLA

Questo è un disegno che mi ha chiesto Donna Laura, l'amministratrice del blog "telesuono.org", che metterà pure lei nel suo blog, altamente  consigliato.
L'ho immaginata mentre usa una padella abbastanza calda e sculaccia il marito, legato sull'asse da stiro, spero che vi piaccia.

sabato 9 agosto 2014

CASSIE HUNTERESS IRONING MAN


Ho fatto un nuovo disegno, con protagonista la grande spanker Cassie Hunteress, questa volta è lei ad usare il ferro da stiro, perchè insodisfatta di come l'uomo, ha eseguito l'ordine di stirare le camicie e così, contravvenendo al suo motto di non usare mai il ferro da stiro, lo usa ma per punire ed insegnare la disciplina.

 I made a new drawing,where the great spanker Cassie Hunteress plays the leading role;this time she's the one to use a pressing iron,as she's not satisfied with the way the man pressed her shirts,and so,breaking her rule of never using a pressing iron,she does it only to punish and discipline.

sabato 12 aprile 2014

CASSIE HUNTERESS spanking with carpet-beater


In questo disegno mi sono divertito ad immaginare la grande spanker inglese CASSIE HUNTERESS che sculaccia con un battipanni un uomo intento a stirare.
Cassie mi ha detto in chat, che non ama stirare e quindi ho pensato che faccia fare questo lavoro, ad un uomo, incoraggiandolo e correggendolo a colpi di battipanni.